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domenica 21 ottobre 2007

Firenze e la deriva delle città


È notizia di oggi che anche il Ratto delle Sabine, la statua del Giambologna che si trova nella Loggia dei Lanzi a Firenze, è a rischio e si discute (ma sembra che la decisione sia già stata presa) di portare la scultura all’interno di un museo. Si tratta di un “esodo” che svuota Firenze dei suoi originali capolavori restituendo col tempo al mondo la copia di una città d’arte. Così, restando alla sola Piazza della Signoria, abbiamo la copia del Marzocco (l’originale si trova al Bargello), la copia del David protetto nell’Accademia, la copia del piedistallo su cui poggia il Perseo del Cellini. Ora anche il Ratto delle Sabine sembra dover lasciare la piazza. Uno spopolamento della città che ha visto anche altre forme di “esodo”. Gli artigiani di via Maggio, chi ricorda il Parrini, l’orologiaio, o la trasformazione che ha avuto via dei Calzaiuoli, consacrata al turismo solo per fare due esempi. Si tratta di un processo che apre ad una riflessione più ampia sulla deriva delle città.


Quello che segue è un intervento che Ernesto Balducci fece alla trasmissione di Gad Lerner “Profondo Nord” del 4 febbraio 1992.

«Firenze, nonostante tutta la retorica di questi anni quale Capitale europea della Cultura, è in realtà in decadenza da un punto di vista culturale. […] Io sento, e sarebbe secondo me ingiusto non fare un cenno a questo, che noi a Firenze abbiamo questo privilegio drammatico di assistere giorno dopo giorno, come al capezzale di un malato, al dramma di tutte le città. Perché secondo me Firenze, che aveva in sé le qualità tipiche, da manuale, della città modello, aveva in sé la fragilità delle città che sono nate proprio attraverso una partecipazione attiva, corale dei cittadini nonostante le dialettiche e che oggi si trova sopraffatta da dei processi le cui cause sono al di fuori del perimetro della città. Il male di Firenze è un male epocale perché noi viviamo in un tempo in cui i processi messi in atto dal modello di sviluppo ricadono sulle città e le schiantano».

1 commento:

Anonimo ha detto...

in teressante questo articolo, molto, a me piace molto firenze, soprattutto come capitale della letteratura italiana del trecento, ho una grande curiosità per quel periodo, hai qualcosa nel tuo blog?
che ne pensi del tram nel centro (centro é un eufemismo, direi più davanti ai capolavori)

mi trovi su
http://blog.libero.it/leonebbloogg/

a presto! Leone