Editoriali di La 7, 20 dicembre 2007:
Appello, ora la moratoria per l’aborto
Giuliano Ferrara
L’Unità, 3 gennaio:
Etica e aborto, la lunga marcia del Vaticano
Aprile Online, 3 gennaio:
Aborto, una questione di potere maschile
Clelia Mori

Panorama, 4 gennaio:
Ferrara: fate l’amore, non l’aborto
Giuliano Ferrara
Il Corriere della Sera, 4 gennaio:
«Aborto, giusto rivedere le norme»
Intervista al Cardinale Bagnasco
Il Corriere della Sera, 5 gennaio:
«Cattolici, attenti a toccare la legge 194»
Intervista a Pier Ferdinando Casini

Il Corriere della Sera, 5 gennaio:
Aborto, i punti possibili di una nuova legge
Il Manifesto, 5 gennaio
«Politici, liberateci dalla vostra coscienza»
Intervista a Stefano Rodotà, giurista ed ex garante della privacy
Aprile Online, 8 gennaio:
La 194 è delle donne
Cleila Mori

La Repubblica, 9 gennaio:
Promesse da Cardinale
Marco Travaglio
La Repubblica, 9 gennaio:
"Moratoria sull'aborto? Inizi la Chiesa con quella sul divieto ai preservativi"
La Stampa, 10 gennaio:
L’ammaina bandiera dell’Ulivo
Riccardo Barenghi
La Stampa, 10 gennaio:
Trent’anni di cinismo sull’abortoLietta Tornabuoni
1 commento:
posso dire la mia?
Se si vuole parlare di legge 194, non si tratta nè di problema sociale, nè di problema religioso.
è una questione di coscienza individuale.
Invito a leggere l'intervista a Rodotà che vedo segnalata nella rassegna stampa.
Certo, il tema dell'interruzione volontaria della gravidanza è un tema di grande rilievo per le religioni (non soltanto quella cattolica).
Ma, mi permetto di dire, il dibattito sulla legge 194 dovrebbe svolgersi su un piano diverso, così come quello sui temi che toccano le libertà individuali.
E così, se nel campo economico o sociale una moderna democrazia può tollerare che la maggioranza del momento compia scelte anche per coloro che non vi si riconoscono, lo stesso discorso non può valere per in sede di adozione di decisioni che tocchino le libertà individuali, per cui non c'è principio maggioritario che tenga (a meno che non si voglia tornare allo stato etico).
Tutto questo per dire che la legge 194 segna il delicatissimo punto di equilibrio nella tutela di interessi diversi, ma tutti rilevanti.
Si tratta di un punto di equilibrio la cui ricerca è resa necessaria dalla impossibilità per la scienza di stabilire il momento esatto, nello sviluppo dell'embrione, in cui si può dire che cominci la vita.
Di fronte alla impossibilità per la scienza di fornire questa risposta, cosa può fare il legislatore?
La religione ha una sua risposta a questo problema. Ma può il legislatore sposarla, senza preoccuparsi dell'opinione di chi non crede, o di chi ha una fede diversa da quella "maggioritaria"?
Ripeto: è una questione di coscienza individuale. Come dice Rodotà, non di coscienza del politico o del parlamentare, ma di ogni persona.
Di fronte a questo, al di là del difficile e delicato contemperamento dei diversi interessi rilevanti, la legge non può spingersi senza finire con l'imporre una visione parziale, per quanto "maggioritaria", e non rappresentativa di tutte le anime e le sensibilità presenti nella società.
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